Ingenio al femminile

Il Consigliere P. Murana ha partecipato, su mandato del Consiglio, alla manifestazione organizzata dal CNI a Roma lo scorso 1 ottobre 2013 su "Ingenio al femminile


Si riporta la relazione della collega:

 

“Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha organizzato martedì 1° ottobre u.s. un evento specifico dedicato all’universo femminile, intitolato “Ingenio al femminile. Storie di donne che lasciano il segno”.

La giornalista del TG1, Tiziana Ferrario, ha coordinato il talk evento, oltre che alla presenza degli organizzatori del CNI, il presidente Antonio Zambrano, il Vice Presidente Fabio Bonfà e il consigliere Ania Lopez, anche di: Carla Cappiello, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, Paolo Crepet, medico e scrittore, Giovanna Gabetta, autrice del libro “Alla ricerca di un ingegnere con l’apostrofo”, Lella Golfo, Presidente Fondazione Marisa Bellisario, Maria Prieto Laffargue, Past President della World Federation Engineering Organization, Adriana Musella, Presidente di Riferimenti Coordinamento Nazionale Antimafia.

Lo scopo è valorizzare le qualità delle donne che lavorano in ambito scientifico, la cui peculiarità è ancora troppo sotto utilizzata e spesso non riconosciuta dal mondo sociale e del lavoro. Alcune caratteristiche proprie delle donne sono la creatività, la sensibilità, l’affidabilità, l’intuizione, la maggiore capacità relazionale, importanti in una professione, come quella dell’ingegnere, che storicamente è tutta al maschile.

In questi ultimi anni le donne hanno conquistato uno spazio importante nel mondo del lavoro, ma ad un processo di avanzamento di indubbio rilievo, non vi è stato un riconoscimento adeguato per quanto riguarda il raggiungimento di posizioni di livello. Ancora troppo spesso il loro ruolo naturale e biologico nella famiglia pesa come un handicap sulla vita lavorativa e professionale. Se si considera poi che la percentuale di donne laureate in scienze tecnologiche è cinque volte più bassa di quella maschile, ci si rende conto che c’è ancora tanta strada da percorrere soprattutto nelle professioni tecniche.

Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano, nel riconoscere il grande valore e apporto della figura femminile dell’ingegnere Ania Lopez all’interno del CNI, ha riportato i dati che confermano come le donne tra gli immatricolati alle facoltà di ingegneria in Italia è passata dal 17,7% nel 2000 al 24,8 nel 2012. Tra la popolazione dei laureati nel 2012 a fronte di un 78,5% di uomini, le donne si attestano al 15,5%. Il tasso di occupazione maschile, sempre nel 2012, è pari al 78,5%, mentre quello femminile è del 72,3%. Il maggior divario è sul fronte reddituale: se il reddito medio maschile di un libero professionista nel 2010 era pari a 38.744 euro, quello femminile raggiungeva solo i 20.813 euro”.

Il Vice Presidente del CNI, Fabio Bonfà, con un ampia e articolata relazione conclude sostenendo che bisogna favorire le condizioni di accesso alla professione rivolgendosi al mondo giovanile, scolastico e prescolastico, ed a quello delle famiglie, con un rafforzamento delle politiche di orientamento della scuola che incoraggino le donne ad abbracciare studi scientifici.

Ania Lopez, l’unica rappresentante femminile del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, crede nella necessità di sviluppare un nuovo pianeta di laureati capaci di competere con le già esistenti figure professionali che vantano l’etichetta della nuova Europa, attraverso la formazione e l’utilizzo di strumenti e azioni concrete che possono modificare la coscienza sociale, invocando, anche attraverso la poesia “AMA” di madre Teresa di Calcutta, che bisogna sempre in ogni momento della vita trovare la forza e il coraggio di lottare e andare avanti.

In sintesi si riportano di seguito i propositi e le affermazioni portate avanti dai relatori e dalle esperienze di donne ingegnere presentate al talk evento.

Il CNI ritiene che occorre un progetto a sostegno delle ragazze che intraprendono la carriera tecnico-scientifica, per avere un maggior numero di donne ingegnere ed eliminare lo stereotipo dell’ingegnere che viene identificato con l’uomo.

Non serve parlare di quote rosa, ma è necessario che vengano date le giuste opportunità alle donne. Infatti la difficoltà per le donne di farsi avanti nella carriera e nelle posizioni apicali deriva dal fatto che le regole sono fatte per gli uomini e non per le donne, in quanto il dominio storicamente è stato sempre degli uomini. Possiamo sostenere che finora sono state sempre favorite le quote azzurre, che sono radicate e vanno smontate.

Il successo della donna sta nel fatto che deve aumentare necessariamente l’impegno con gli anni ed è da chiedersi se tutto ciò viene ripagato dalla società e dall’ambiente lavorativo.

Lo stereotipo è ancora tutto al maschile, si avverte e si percepisce in ogni campo lavorativo dell’ingegnere, anche se la donna dimostra energia, attitudine, qualità a relazionarsi con gli altri e sensibilità sociale che l’aiuta a risolvere i problemi della società civile e ad affrontare con freddezza più cose insieme. Non piace sentirsi dire né che sono superiori né che sono sesso debole; occorre soltanto che la società si liberi da un retaggio culturale e ci valorizzi.

La società conosce poco del lavoro che sanno e possono fare le donne ingegnere e dei risultati che sanno raggiungere, ed è per questo che bisogna entrare nelle scuole per fare comprendere queste possibilità per incrementare la popolazione degli ingegneri donne che sono un grande valore per la professione, come dimostrano i livelli raggiunti da tanti esempi di donne ingegnere.

Ci vuole impegno a cambiare mentalità, perché è soltanto un impedimento culturale che crea le diversità tra uomo e donna ingegnere sia nell’accesso al lavoro, che nel raggiungimento di posizioni apicali che nella retribuzione, tuttora più bassa rispetto a quella dell’uomo. Purtroppo ci vuole molto tempo, è una vera e propria rivoluzione culturale che deve essere messa in atto, iniziando dalle famiglie fino alle scuole.

E’ per questo che l’Ordine deve guardare al sociale portando la cultura del valore delle donne ingegnere nelle scuole, in uno con la diffusione della cultura tecnico –scientifica indispensabile per il progresso del paese e lo sviluppo della società. Questo è un problema esistente in tutta l’Europa e nel mondo; soltanto il 3-4% delle donne ingegnere nel mondo hanno una carica direttiva per cui sono veramente poche, sebbene l’ingegneria sia un fattore importante per lo sviluppo della società. Questa iniquità è la ragione per cui bisogna dunque diffondere il valore delle donne ingegnere sia in Italia che nel mondo.

Nel nostro paese prevale la scelta per le discipline economiche e giuriste, dimenticando che la tecnologia è importante e non serve conoscere le dinamiche dell’economia per investire se non si produce tecnologia.

Dunque è un problema socio economico l’esigenza di diffondere la cultura tecnico-scientifica.

A tal proposito risulta interessante l’esempio della sig.ra Musella, il cui padre ingegnere è stato ucciso dalla ‘ndrangheta per avere scoperto una frode in appalto pubblico, la quale ha dedicato da anni si impegna per costruire la coscienza per la lotta alla mafia, che costituisce un problema culturale al quale bisogna reagire, per ridurre gli effetti devastanti e lasciare isolata la mala vita.

Esiste sempre infatti la linfa grigia che si può trovare in colleghi professionisti, in burocrati, politici consentendo alla criminalità di prendere campo; sappiamo benissimo che la mafia sopravvive e che è necessario lottare contro di essa, ma non bisogna accettare il ricatto altrimenti si è ricattati a vita, per cui non resta altro che lottare non isolatamente ma in rete.

In ciò deve riscontrarsi l’analogia con le difficoltà sociali che incontrano le donne, le quali sono costrette a lottare contro il retaggio culturale che deve essere combattuto con la solidarietà tra le donne ingegneri.

Ovviamente essenziale è che la donna nutra autostima, credendo in quello che fa senza crearsi problemi e senza fermarsi alla minima difficoltà che le viene posta lungo il suo cammino lavorativo.

Il vero ostacolo sta nel ritenere per cultura storica che la donna non abbia o possa raggiungere valori e posizioni professionali alla stessa stregua dell’uomo, creando retaggi sociali.

Le donne quando arrivano sono più brave perché hanno dovuto faticare rispetto all’uomo. Bisogna spiegare in famiglia e nella società che tutto quello che è facile è stupido.

Anche il Papa ha affermato che il genio femminile è necessario nei luoghi dove si prendono le decisioni.

Bisogna trovare la consapevolezza, trovando le giuste riflessioni nel gioco di squadra, non solo nella professione ma nel cambiamento della cultura. Se la donna abbandona e si scoraggia nel proprio lavoro è solo perché i costi da pagare sono molto alti per cui bisogna aiutarci per metterci in condizione di dare sfogo alla nostra passione.”

 

Il Consigliere

Patrizia Murana

 

Pubblicato da Patrizia Morana il 04/10/2013 11:49